mercoledì 29 settembre 2010

Gli "Zingari"

 

Numeri e Informazioni Generali

I rom sono in Europa dalla fine del medioevo, con una popolazione stimata intorno ai 9-12 milioni di persone e costituiscono oggi la principale minoranza etnica del vecchio continente. Sono presenti in tutti e 27 gli Stati Membri dell'UE. In alcuni paesi del centro e dell'est Europa - Romania, Bulgaria, Serbia, Turchia, Slovacchia - arrivano a rappresentare fino al 5 per cento della popolazione. La maggior parte di essi sono cittadini comunitari e godono della libertà di circolazione. 

Per quanto riguarda la situazione in Italia, nel Bel Paese vivono circa 150 mila persone tra rom e sinti, i due principali gruppi etnici che costituiscono la popolazione nomade nella Penisola. Di questi quasi 90 mila (tra il 50/60%) è di nazionalità italiana, i restanti sono da dividere tra rom provenienti dai paesi balcanici dell'ex Jugoslavia (tra i 20 e i 25 mila) e dell'est Europa (65-70 mila), soprattutto dalla Romania. Le ultime migrazioni più consistenti sono iniziate dalla fine degli anni '70 e si sono intensificate tra gli anni ‘80 e '90 in concomitanza con la dissoluzione della Jugoslavia e la guerra che ne è seguita. Molti hanno solo transitato in Italia, andando poi a vivere in Germania e Francia. Un nuovo impulso migratorio si è registrato dalla fine degli anni Novanta, in particolare dalla Romania, fino a quando, nel gennaio 2007, Bucarest è entrata nell'Unione europea. 
Da allora il flusso degli arrivi è diminuito. 

Dopo un riferimento doveroso alla provenienza, ai flussi e ai numeri passiamo a qualcosa di più interessante.
Chi sono i Rom?
Bisogna fare innanzitutto una distinzione tra i gruppi etnici che ne fanno parte, e così individuamo:
  * i calè che hanno perduto l'uso della lingua rom, si definiscono calé e vivono soprattutto in Spagna e vengono definiti gitanos dagli spagnoli (termine che significa "Egiziani")
    * i sinti (o sinte), tra i quali si possono distinguere i sinti piemontesi e lombardi, la cui lingua è largamente influenzata dall'italiano e dal piemontese, e i Sinti del Nord, la cui lingua è influenzata dal tedesco e dall'alsaziano. Essi si definiscono Sinti e sono chiamati manouches dai francesi.
 

Gli "Zingari" in Passato

Un tempo gli zingari venivano nelle città in intervalli di tempo ben precisi. Tra loro e la povera gente c'era una sorta  d'alleanza, perciò erano attesi perchè si contava sul loro aiuto. Le persone di un tempo, infatti, compravano le cose di uso quotidiano per tutta la vita. Fra questi oggetti utili e necessari c'erano: il letto,la madia, le pentole e così via...Agli zingari veniva, generalmente, chiesto di aggiustare o risanare alcuni di questi oggetti e per questo erano attesi con impazienza.
In mezzo alla povertà la gente comune si vestiva con abiti scuri perchè si sporcavano meno.
Gli zingari, invece, arrivavano con abiti sgargianti portando una ventata di allegria e i loro 
figli erano biondissimi con le gote rosse in contrapposizione ai castani e pallidi figlidei contadini.
Gli zingari erano, perciò, attesi ed erano orgogliosi del loro rapporto un pò fiabesco con la gente comune

La Famiglia

La società zingara ha un’organizzazione essenzialmente orizzontale. L’elemento su cui si fonda la comunità dei Rom e dei Sinti è la famiglia. L’individuo da solo non ha alcun senso, ma esiste ed è accettato in quanto ha un ruolo ed appartiene ad un nucleo
familiare. Che sia marito, o moglie o figlio è dunque una condizione indispensabile.
I figli sono di solito numerosi, contrariamente a quanto accade nella nostra società, anche perché nell’economia tradizionale di alcuni gruppi essi rappresentano una preziosa fonte di sostentamento. Ad essi viene lasciata grande libertà, soprattutto perché devono presto contribuire al sostegno della famiglia e alla cura dei più piccoli. Tradizionalmente i figli maschi, dopo una certa età, affiancano il padre nelle attività di vendita presso fiere e mercati. Le femmine invece accudiscono i fratelli minori e seguono la madre.
Oltre al ristretto nucleo familiare, è importantissima la cosiddetta famiglia estesa, che comprende i numerosi parenti. Nella maggior parte dei casi vengono mantenuti rapporti di convivenza tra gli appartenenti dello stesso gruppo, i contatti sono frequenti, gli interessi e gli affari sono n comune anche quando le famiglie risiedono in località diverse.
Al di là della famiglia estesa esiste poi la cosiddetta kumpània, che rappresenta l’insieme di diverse famiglie non unite da vincoli di parentela, ma comunque tutte legate tra di loro in quanto facenti parte dello stesso sottogruppo. Più sottogruppi affini appartengono al gruppo. Per definire una persona si va dal gruppo allargato al sottogruppo, dalla nazionalità alla discendenza, alla famiglia e infine all’individuo.

La gerarchia e la società


Non riconoscere le gerarchie è un tratto che caratterizza sia i rom, sia i sinti. Le uniche rispettate sono quelle presenti all’interno della famiglia: l’anziano, il padre o la madre, o l’essere reputato saggio dal gruppo. Gli anziani invece sono molto rispettati, i figli non li abbandonano mai in quanto conservano la memoria delle tradizioni. Ad essi si fa riferimento quando sorge una discussione del gruppo. Un’altra figura di grande rispetto è il krisnìtori, che rappresenta la massima autorità giudiziaria della comunità poiché è colui chiamato a presiedere il kris. Quest’ultimo è il tribunale degli zingari, formato dai membri più anziani, che si riunisce in occasioni particolari: per districare controversie matrimoniali, decisioni da prendere in merito ad azioni commesse a danni di appartenenti al gruppo o al sottogruppo. Al kris sono ammesse anche le donne che possono prendere la parola. La controversia si risolve in molti casi nel pagamento di un’ammenda da parte di chi viene riconosciuto colpevole. 

La struttura economica


E veniamo alle occupazioni professionali. Quando si parla di sistema economico zingaro gli studiosi rimangono sconcertati e disorientati. Notano infatti una insanabile e irrisolvibile ambiguità: da una parte gli zingari vivono in seno a una società ospitante (spiegano lo stesso nomadismo come spostamento necessario per esplicare certe attività economiche), dall’altro ammettono tracce di cultura “primitiva” (stadio della raccolta e della caccia), che dimostra che vivevano nell’ambito delle civiltà indiane come estranei e distinti. Per comprendere il sistema economico zingaro-come del resto ogni altra manifestazione della loro cultura-, occorre tenere presente l’”ambivalenza del loro status etnico”, ossia il fatto di dover vivere da zingari in una ambiente circostante non zingaro al quale si adattano per poter sopravvivere. Questa ambivalenza genera un bipolarismo economico che trova la sua espressione da una parte nell’esercizio di attività specifiche per lo più complementari o integrative dell’economia dei paesi ospiti, che si configurano come nicchie economiche all’interno di una regolare struttura economica non zingara (lavorazione dei metalli, artigianato, commercio, lavoro stagionale etc); dall’altra nelle pratiche di sfruttamento dell’ambiente circostante, in qualsiasi forma esse si manifestino, che si ricollegano strutturalmente con lo stadio della raccolta e della caccia, anche se riadattate all’ambiente antropico (accattonaggio, piccolo furto, arte divinatoria, etc). Il primo polo (quella di una tradizione lavorativa continua e regolare degli zingari) è un dato incontrovertibile, che dev’essere accettato e riconosciuto pacificamente. Il ventaglio dei mestieri esercitati è praticamente illimitato ed è determinato dall’adattamento zingaro ai bisogni e agli spazzoìi concessi dalla società ospitante: dai lavori artigianali (lavorazione dei metalli, fabbricazione di cesti in vimini, oggetti in legno) alle attività commerciali (vendita ambulante, commercio dei cavalli) alla musica e danza, allo spettacolo viaggiante. L’altro polo è costituito da tre tipi di attività che si rifanno allo stadio della raccolta e della caccia e che rappresentano una forma di conquista indiretta del territorio: l’accattonaggio (manghèl), il furto (ciurèl), e la chiromanzia (durkarèl).
La questua, che viene esercitata da donne e bambini, si riconduce senza dubbio al primitivo stadio della raccolta.
Un tempo le romni raccoglievano erbe, radici, bacche, frutti selvatici setacciando palmo a palmo l’arido territorio della steppa; oggi si procurano il necessario per vivere sfruttando la compassione, la generosità o il timore della gente.La divinazione, come fonte di guadagno, non è che una forme particolare di questua in quanto non è finalizzata a un servizio ma alla pura e semplice estorsione di denaro.
Il furto rappresenta una forma della caccia, o meglio della razzia.
Si è tentati di dire che nel furto rivive sotto altra forma lo spirito della conquista dei nomadi della steppa.
Il sistema economico zingaro si rifà nella sostanza allo stadio della raccolta e della caccia, che cerca di perpetuare la sua originaria struttura economica in un ambiente umanizzato adattandola al nuovo contesto e a forme nuove di sfruttamento. E diventa canto, danza, divertimento, artigianato, vendita e commercio, imbroglio, lettura della mano, raccolta rottami, questua.

Il matrimonio

Presso i Rom Harvati il matrimonio è sancito dalla fuga degli innamorati e si conclude con il ritorno al campo della coppia per il riconoscimento ufficiale da parte delle famiglie, cge avviene nel corso di una festa senza cerimonie particolari. Tra i rom abruzzesi il cerimoniale tradizionale è più suggestivo, con un alone romantico. Data l’organizzazione sociale imperniata sui legami di sangue e la famiglia estesa, il matrimonio è quasi sempre frutto di un accordo tra i “clan”: inizia con la serenata e si conclude con una grande festa. Più rara è la fuga nuziale (naslinppeng). Quella di “mandare la serenata” non è una tradizione originaria rom: gli abruzzesi l’hanno appresa dalla gente del sud dove il costume ancora sopravvive. Come molte tradizioni, anche questa della serenata di fidanzamento sta scomparendo tra gli abruzzesi nei campi sosta della città. Sono poche le famiglie che ci tengono ancora. Rispettare il cerimoniale tradizionale vorrebbe dire per lo sposo sobbarcarsi i costi di un’orchestrina per una notte intera e di un pranzo di fidanzamento, mentre la famiglia della sposa dovrebbe sostenere tutte le spese di una cerimonia, che per forza si deve concludere con un pranzo con molti invitati. È quindi ormai generalizzato il cerimoniale, per così dire più economico, della fuga nuziale, che continua ad essere rispettato anche dai più giovani e nei casi di matrimoni tra appartenenti a famiglie residenti in campi diversi. Negli ultimi anni si sono registrati anche matrimoni tra appartenenti al popolo rom e gagè.

Il rito della morte


L’esperienza della morte è da tutti molto sentita. E’ un evento carico di tabù e di simboli che non coinvolgono solo la famiglia colpita dal lutto, ma l’intera comunità. I riti non hanno tanto lo scopo propiziatorio o espiatorio, quanto l’obiettivo di affermare con forza l’unità del gruppo. Si parla di riti in quanto ogni gruppo ha le sue usanze. Solitamente la veglia attorno al corpo del defunto dura tre giorni e al termine si celebra il rito religioso a secondo dalla confessione professata. I Rom Harvati seguono ancora un’antica tradizione: alla morte di una persona cara bruciano la roulotte e tutto ciò che gli apparteneva in vita, osservano un periodo di lutto molto lungo in cui è vietato pronunciare il nome dell’estinto. E’ diffuso tuttora il rito della “ libagione” che si compie lasciando cadere al suolo alcune gocce di bevanda, che può essere caffè o un alcolico pronunciando insieme “vasu mule”. Subito dopo viene effettuata la cerimonia religiosa. Al passaggio del corteo funebre la strada viene cosparsa di fiori. In testa al corteo sono poste le corone di fiori. E’ consuetudine che gli amici del defunto contribuiscano alle spese del funerale. Per i Rom xoraxanè, di origine bosniaca e di religione musulmana, è molto importante la vestizione del defunto: la persona viene profumata e vestita con un abito nuovo.

La religione

Gli zingari non hanno una propria religione, né sacerdoti o culti originari. Secondo alcuni studiosi sopravvive in alcuni gruppi una specie di zoroastrismo, imparentato con l’antico culto persiano,che considera il mondo soprannaturale diviso tra dueforze opposte: il bene rappresentato da Del o Devel e il male simboleggiato da Beng. In quanto alla religione professata, i vari gruppi sembrano avere assimilato le confessioni dei paesi di provenienza o di quelli in cui si sono stabiliti per maggiori periodi: i gruppi presenti in Italia di antica provenienza sono cattolici, quelli arrivati ultimamente professano la religione musulmana.

La tradizione letteraria


La letteratura zingara si basa essenzialmente sulla tradizione orale, tramandata dagli anziani e solo negli ultimi tempi riportata per iscritto.
Da sempre i Rom e i Sinti hanno usato la musica e le canzoni per narrare le loro avventure e i propri sentimenti.Nelle loro canzoni parlano quasi sempre della loro terra, di fiumi limpidi, boschi verdi, luoghi in cui c’è sempre allegria. Alcune ballate alludono allo stile di vita zingaro. Una, ad esempio, dice che il gagè lavora sempre, spera di diventare qualcuno e a furia di sperare muore. Un’altra canzone critica il gagé che ha inventato le leggi, mentre è molto più bella la libertà perché con essa si va dove si vuole. Un’altra ancora dice che i Rom sono come l’erba, si piega sotto il vento e si rialza non appena è passata la tempesta.
Da quando la scolarizzazione è aumentata, esiste anche una produzione in lingua italiana. La forma usata è quasi esclusivamente quella poetica che nasce dall’esigenza di esprimere emozioni ed esperienze di vita quotidiana nonché di riscoprire le antiche tradizioni.

Concluderò il post con alcune foto che ho scelto per l'argomento. Al prossimo Viaggio!








 Fonti:
http://www.tg1.rai.it/dl/tg1/2010/articoli/ContentItem-902a84c4-f426-4e36-ad42-2c637689b047.html
 http://www.operanomadimilano.org/viaggio/viaggioterza/cultura%20e%20tradizioni.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Rom_%28popolo%29
http://web.tiscali.it/scuoleamiche/sitotri/rom/chisono.html

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